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Il calo del PIL anche nel 4° trimestre 2018 (-0,2 dopo -0,1 per cento) porta a -0,2 per cento l'eredità per la crescita annua dell'Italia nel 2019.
Ciò rende difficile raggiungere una crescita soddisfacente nell'anno in corso, anche in considerazione del contesto economico attuale che, stando agli indicatori congiunturali, risulta ancora fragile. Ottenere un incremento del PIL dell'1,0 per cento richiederebbe una variazione trimestrale di +0,5 per cento fin dal primo trimestre. Quattro trimestri con questo ritmo si sono visti, l’ultima volta, 18 anni fa.
Per far ripartire l'espansione è necessario attivare investimenti pubblici e privati. Anche per ridurre il differenziale negativo di crescita rispetto al resto dell'Eurozona (nel 2018 ancora intorno a un punto percentuale).
I sistemi di produzione italiano e tedesco sono fortemente integrati tra di loro nelle catene globali del valore. La caduta della produzione manifatturiera tedesca frena quindi le esportazioni italiane.
L'accordo con l'UE ha di nuovo aumentato il valore delle clausole di salvaguardia per i prossimi anni. L'anno prossimo il Governo dovrà gestire 23,1 miliardi di clausola, l'ammontare più alto dal 2011.
Cala il commercio globale e l’Italia non cresce, lasciando in eredità al 2019 un trascinamento di -0,2% sul PIL. Fiacco l’export italiano, consumi e investimenti al palo, occupazione quasi ferma ma mercati meno tesi. Avanza piano l’Eurozona con meno spinta BCE. Più rischi negli USA e la Cina rallenta.