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Nel mese di febbraio 2022 si è assistito ad una rapida escalation nei rapporti diplomatici in relazione al conflitto noto come “guerra del Donbass” iniziato nel 2014. Il 21 febbraio scorso il Presidente russo Vladimir Putin ha ufficialmente riconosciuto due repubbliche separatiste autoproclamatesi nella primavera del 2014 nella regione: la Repubblica Popolare di Lugansk e la Repubblica Popolare di Donetsk. Successivamente, il 24 febbraio, la Russia ha avviato operazioni militari nel territorio ucraino, dando il via ad un conflitto dagli esiti incerti.
Unione europea, Regno Unito e Stati Uniti hanno risposto prima al riconoscimento da parte della Russia delle due repubbliche e poi all’invasione sul campo approvando i primi pacchetti di sanzioni. Il 21 febbraio gli Stati Uniti hanno adottato una prima tranche di misure sanzionatorie, a cui il 23 febbraio hanno fatto seguito i primi pacchetti varati da UE e Gran Bretagna.
La UE ha adottato formalmente il 25 febbraio una seconda tranche di misure, rafforzative delle prime. Queste entrano in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue.
Il Centro Studi di Confindustria ha calcolato che la Russia rappresenta l’1,5% dell’export italiano di beni (rispetto al 2,7% fino al 2014, anno delle prime sanzioni a seguito dell’annessione della Crimea alla Russia), interessando oltre 11mila imprese e il 3% dell’import (5,2% pre-2014).
Il calo del peso del mercato russo, conseguente alle sanzioni legate all’annessione della Crimea, come destinazione dell’export italiano è diffuso a tutti i principali settori, con picchi significativi nei beni di consumo: dall’arredamento (8,0% pre-sanzioni; 3,0% nel 2021), al legno (5,5% - 1,1%), all’abbigliamento (7,3% - 3,8%) ai prodotti in pelle (4,6% - 1,7%).
Come è noto, infatti, le sanzioni hanno fiaccato la crescita economica e la domanda interna russa e svalutato sensibilmente il rublo.
Dal lato dell’import, circa un quinto degli acquisti italiani di gas e petrolio è di provenienza russa.
La Russia accoglie il 2,4% dello stock italiano di capitali
investiti nel mondo. I capitali italiani hanno realizzato 442 sussidiarie che occupano circa 34,7 mila addetti e producono un fatturato pari a 7,4 miliardi di euro, crescendo mediamente del +7,5% negli ultimi sei anni, molto più di quanto accaduto alle controllate nei paesi extra-UE (+2,2% nello stesso periodo) e negli Stati Uniti (+5,2%), primo paese extra-UE per presenza delle multinazionali italiane. Un peso molto più ridotto hanno i capitali russi investiti in Italia, appena lo 0,1% dello stock totale ricevuto dal nostro Paese. Le multinazionali russe rappresentano soltanto lo 0,3% delle multinazionali estere sul territorio nazionale e producono poco più dell’1% del fatturato, per un ammontare superiore agli 8 miliardi di euro.
L’impatto delle misure adottate dall’Ue sull’export italiano è complessivamente modesto.
Il blocco all’export riguarda 321 milioni di euro di vendite italiane in Russia nel 2021, pari al 4,2% dell’export italiano in Russia e allo 0,06% dell’export totale dell’Italia nel mondo.
Per il complesso dei prodotti colpiti, l’esposizione italiana al mercato russo, cioè il peso della destinazione Russia sull’export totale dell’Italia di quei prodotti nel mondo, è pari all’1,5% nel 2021.
L’importanza del mercato russo per i prodotti italiani colpiti dalle sanzioni risultava già in calo nel 2021, in confronto con il triennio precedente quando le vendite ammontavano a 427 milioni di euro in media all’anno.
Nonostante l’impatto delle sanzioni sull’export italiano sia contenuto, questo appare particolarmente significativo per alcuni specifici comparti italiani. Infatti, per specifici comparti, l’export verso la Russia dei beni colpiti dalle sanzioni rappresenta una quota rilevante rispetto al totale delle esportazioni di quei beni nel mondo.
Tra i principali prodotti colpiti dal blocco, definiti come quelli con un export di almeno 5 milioni di euro in Russia, infatti, ce ne sono alcuni per cui il peso del mercato russo supera il 10% del totale. Si tratta di macchinari, anche ad alta tecnologia, come: parti di satelliti da telecomunicazione; apparecchi di distillazione o di rettificazione; parti ed accessori di apparecchi a raggi X.
A seguito dell’intervento militare russo in Ucraina, l’Unione europea ha inasprito le prime misure adottate il 23 febbraio, che continuano a rimanere strettamente coordinate con quelle di Stati Uniti, Regno Unito ed altri partner internazionali
La seconda tranche di misure, formalizzata il 25 febbraio, si aggiunge ed integra le precedenti, e rafforza le sanzioni volte ad incidere sull'accesso della Russia ai mercati dei capitali colpendo il suo sistema finanziario e, per suo tramite, le capacità industriali e l'economia nazionale.
Restano sul tavolo ulteriori opzioni sanzionatorie nel caso la situazione dovesse ulteriormente aggravarsi. È il caso, in particolare, della disconnessione selettiva dal sistema SWIFT, al momento in discussione.
* Le disposizioni in continuo aggiornamento oggetto sono disponibili attraverso il link:
https://eur-lex.europa.eu/oj/direct-access.html (da L048 in avanti).
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