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Meno male che c'è il Presidente Sergio Mattarella a svolgere un ruolo da baluardo per le nostre imprese. Non voglio apparire irrispettosa — osserva la Vice presidente per l’Europa di Confindustria Lisa Ferrarini nella sua intervista al Corriere della Sera — ma è un po' irrituale che debba essere il nostro Presidente a spendersi su questioni tecniche come i dazi.
I nostri rapporti con gli Stati Uniti sono da sempre molto buoni e questo è un fattore che in una vicenda del genere assume un valore. Le parole di Trump sono comunque importanti e lavorare all'individuazione di un metodo condiviso per scongiurare veti, ritorsioni e barriere reciproche è indispensabile, anche perché minacciare di fare la voce grossa con l'amministrazione americana non porterebbe a nulla.
La prima conseguenza dei dazi è che in questi ultimi giorni è scattata una sorta di corsa allo sdoganamento delle merci verso gli Stati Uniti, con un picco delle spedizioni di beni come, per esempio, il Parmigiano Reggiano. L'intento è stato, ovviamente, quello di evitare il giro di vite che scatterà nelle prossime ore.
È difficile calcolare i danni per le imprese italiane, cosa accadrà e averne una dimensione chiara. Certo è prevedibile un calo delle vendite soprattutto per alcuni prodotti alimentari che già risentivano della concorrenza dei prodotti cosiddetti italian sounding.
Una botta che potrebbe essere riassorbita nel lungo termine, ricalibrando le esportazioni in direzione di altri mercati.