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C'è un filo rosso che unisce le proteste scoppiate in Francia negli ultimi mesi, dopo l’annuncio di una eco-tassa sui carburanti e il crollo della produzione europea di auto registrato dopo l'entrata in vigore a settembre delle nuove regole sulle emissioni.
La difficoltà di trovare un equilibrio tra la necessità di centrare obiettivi ineludibili di sostenibilità ambientale e gli effetti di breve periodo, sia economici sia sociali, che si accompagnano ad un cambiamento di paradigma tecnologico.
Oggi in “Lettere dall’industria”, la rubrica del nostro Centro Studi per il Corriere L’Economia, l’analisi firmata da Livio Romano.
Il meccanismo dell'eco-bonus/malus sulle nuove immatricolazioni di auto, che entrerà in vigore a marzo, non solo non incentiva la filiera nazionale dell'automotive ma la indebolisce rispetto alla concorrenza internazionale. Un duro colpo alla competitività di un comparto che direttamente genera quasi 14 miliardi di valore aggiunto, occupa 171mila lavoratori e contribuisce al 13% di tutta la spesa in ricerca e sviluppo fatta in Italia.
Non sarebbe stato più ragionevole coordinare l'entrata in vigore degli incentivi insieme ai principali attori della filiera, evitando cosi l'effetto spiazzamento degli investimenti? Siamo ancora in tempo per limitare i danni.
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