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“I dazi fanno male all'Europa, ma non fanno certamente bene agli Stati Uniti. Bisogna sedersi ad un tavolo e concentrare l'attenzione sugli interessi reciproci: solo in questo modo si troverà una soluzione”. Così Lucia Aleotti, vice presidente di Confindustria per il Centro Studi, in un’intervista al Messaggero, sottolineando che per sedersi al tavolo con Washington, Bruxelles deve “eliminare tutti quegli ostacoli che distruggono la competitività delle sue industrie”.
Secondo Aleotti, sono molti i punti di contatto da cui partire per evitare una guerra commerciale. “Gli Stati Uniti stanno diventando un partner sempre più importante dell'Europa sul fronte energetico. Non dimentichiamoci le forniture all'Italia, con il gas liquido americano che contribuisce a sostituire quello russo. Per non parlare del fatto che molti dei settori che potrebbero essere oggetto di dazi - le bevande o la farmaceutica - hanno un altissimo livello di interscambio”.
Tuttavia, oltre al tema cruciale dei dazi per la vice presidente Aleotti quello che preoccupa è che “manca una politica di buon senso” a livello europeo. “Come si può pensare che aggravare gli oneri delle imprese europee possa renderle più competitive? Faccio miei i concetti espressi dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini: in questa Europa abbiamo le multe all'automotive che sono veramente senza senso, non si vuole ridiscutere il bando ai motori endotermici e adottare una vera neutralità tecnologica, il sistema degli Ets invece di favorire la decarbonizzazione sta spingendo soltanto la speculazione finanziaria”.
Insomma, per la VP, “Bruxelles deve prendere decisioni in tempi rapidi e cambiare direzione. L'Europa è già un continente dove è sempre meno conveniente investire: dal 2019 al 2023 sono ‘volati via’ verso altre destinazioni 150mld all'anno di investimenti diretti esteri”. Quindi il rischio che le nostre imprese siano spinte a delocalizzare in America, “potrebbe essere una reazione, che però va ad aggravare una tendenza già in atto”, ha detto Aleotti.
Inoltre, per la vice presidente occorre capire “quali saranno le decisioni degli Stati Uniti prima di quantificare l'impatto”. Le aree più interessate possono essere quelle con un forte surplus nella bilancia commerciale come macchinari, autoveicoli e gli altri mezzi di trasporto, farmaceutica o alimentare. “Ma, il Centro studi di Confindustria, nel suo report si è interrogato anche sulle motivazioni e gli obiettivi che potrebbero spingere gli Stati Uniti ad aumentare i dazi. Prima di tutto, riportare a casa alcune produzioni; abbassare il surplus commerciale nei settori più esposti verso gli Usa; difendere le proprie posizioni nei settori strategici”. Inoltre, c'è un altro aspetto che non dobbiamo sottovalutare ha ribadito Aleotti : “gli investimenti diretti di imprese italiane negli Stati Uniti hanno superato i 5mld, in direzione opposta un miliardo e mezzo. Questo è un altro segnale forte dell'interconnessione tra le due economie”.
“Prima di dare giudizi, vorrei attendere gli eventi – ha concluso la vice presidente di Confindustria per il Centro Studi. “Guardando solo al nostro Paese, c'è una ampia collaborazione: l'Italia ha una grande tradizione manifatturiera, gli Stati Uniti offrono condizioni favolose in termini di ricerca e sviluppo o finanziari”.