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La lettera della Vice Presidente per l'Europa Lisa Ferrarini pubblicata oggi sul Sole 24 Ore.
Caro direttore, le scrivo perché ho un dubbio. Non sono sicura se i cittadini (e il nostro Governo) hanno capito fino in fondo per quale motivo Confindustria e larga parte dell'industria europea vogliono che la Ue adotti regole precise sull'indicazione di origine dei prodotti.
Non voglio entrare nei tecnicismi di questa proposta legislativa che, ricordo, obbligherebbe a scrivere in etichetta il Paese dove è avvenuta la trasformazione sostanziale dei beni che compriamo ogni giorno. Voglio invece spiegare con chiarezza che cosa sta succedendo e quali sono i rischi che corriamo. Perché ne corriamo. E non solo le industrie. Tutti noi cittadini.
Dopo un lungo e incerto percorso legislativo al Parlamento europeo concluso, il 15 aprile scorso, con un'approvazione molto sudata del made in. Evito di ricordare le critiche, palesemente inconsistenti, che sono state mosse: è chiaro a tutti che l'opposizione è politica, forse talvolta anche ideologica.
Il Consiglio dei ministri europeo è ora in condizione di avviare e, verosimilmente di concludere, la seconda fase della procedura legislativa di co-decisione, forte proprio del voto del Parlamento, che ha sostenuto per l'ennesima volta e a larghissima maggioranza questa proposta.
Un risultato, oggi che il nostro Paese guida anche la presidenza Uè, davvero a portata di mano. Purtroppo, potrebbe non essere cosi scontato.
In allegato il testo integrale della lettera.