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Com'è noto, la Commissione europea, il 6 giugno scorso, aveva imposto sulle importazioni di pannelli solari provenienti dalla Cina dazi provvisori dell’11,8%, soglia soggetta ad un successivo incremento al 47,6% se entro il 6 agosto la Ue non avesse raggiunto un accordo con la controparte cinese.
Sabato scorso Ue e Cina hanno raggiunto un compromesso (“undertaking”) che consiste nella fissazione di una duplice limitazione in termini di prezzo minimo e volume di export massimo. Tale intesa entrerà in vigore il 6 agosto e dovrebbe durare fino a fine 2015.
Gli elementi essenziali dell'undertaking, che sarà oggetto di un regolamento comunitario, sono per i moduli prezzo concordato a 0,56 euro/watt per volumi pari a 7 GW l'anno (quota a fine 2013: 1,8 GW); per i wafers prezzo concordato a 0,65 euro/pezzo per volumi pari a 0,9 GW/anno, ossia 225 milioni di pezzi (quota a fine 2013: 0,23 GW e 57,5 milioni di pezzi); per le celle prezzo concordato a 0,28 euro/watt per volumi pari a 2,6 GW (quota a fine 2013: 0,67 GW).
Le quote di importazione eccedenti i volumi dell'undertaking saranno sottoposte alle misure provvisorie. Ci sarà un sistema di monitoraggio dei volumi da parte della Commissione, ma la "gestione" delle quota da parte delle ditte cinesi che hanno aderito all'undertaking sarà rimessa alle Autorità cinesi. Per i produttori europei - le cui reazioni sono state unanimemente negative - la soglia di prezzo minimo di 0,56 euro/watt e di volume massimo esportabile in Europa di 7 GW/anno (poco meno della metà del fabbisogno annuo della Ue, 15 GW) è insoddisfacente.
La decisione della Ue, di natura politica, sembrerebbe rientrare nella strategia comunitaria di evitare contrapposizioni frontali con la Cina, che ha già posto in atto una rappresaglia aprendo un’investigazione antidumping ed antisovvenzioni contro le importazioni di vino da Italia, Spagna, Francia e Germania, i cui esiti sono, tuttora, indefiniti dal momento che la procedura è ancora in corso.
Sarà nostra cura informare il sistema sugli sviluppi.