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Lo scorso 18 giugno è stata presentata la Relazione annuale sull'attività svolta dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) nel 2012.
Nella Relazione si evidenzia la capacità della politica della concorrenza, soprattutto nell’attuale fase di crisi economica, di favorire competitività e crescita economica. Il principio di concorrenza, infatti, se correttamente funzionante, mantiene i giusti stimoli in termini di innovazione, consente la più efficiente allocazione delle risorse all’interno della singola impresa e sui mercati, tutela efficacemente i consumatori, sospingendo la crescita economica e la prosperità del sistema.
L’AGCM ritiene, a tal fine, necessaria l’adozione di politiche che, oltre a rafforzare la tutela della concorrenza e dei consumatori, intervengano su “chiavi essenziali” per lo sviluppo del Paese, quali il sostegno dell’innovazione, il funzionamento della Pubblica Amministrazione e le riforme istituzionali, i processi di liberalizzazione.
La Relazione risulta strutturata in due parti. La prima analizza l’evoluzione normativa nella definizione dei profili generali della politica di concorrenza dell’economia in Italia, mentre la seconda approfondisce gli specifici aspetti dell’attività di promozione della concorrenza e tutela del consumatore, che contraddistinguono il ruolo dell’AGCM.
Di seguito vengono illustrati i principali contenuti della Relazione, con specifico riguardo a quelli di maggiore interesse per il Sistema.
Titolo V della Costituzione ed efficienza della PA
L’AGCM auspica innanzitutto un’attenta riflessione sull’attuale struttura del Titolo V della Costituzione, anche alla luce del disegno di legge recante “Disposizioni di revisione della Costituzione e altre disposizioni costituzionali”, presentato nella scorsa legislatura.
In particolare, l’Autorità evidenzia la necessità di ri-attribuire alla competenza legislativa dello Stato importanti materie economiche, in modo da arginare le regolazioni anti-concorrenziali delle Regioni e superare le loro inerzie nell’adeguamento alla legislazione dello Stato. Nella Relazione viene altresì auspicato un rafforzamento del ruolo della Conferenza Stato-Regioni, quale sede in cui procedere all’esercizio in via coordinata e concordata delle funzioni legislative, regolamentari e amministrative.
Sempre sul piano degli assetti istituzionali, l’AGCM rileva la necessità di tagliare i nodi gordiani che rendono l’amministrazione troppo spesso incompatibile con le esigenze dei mercati e della crescita. In proposito, la Relazione evidenzia la presenza di troppi attori istituzionali, con competenze sovrapposte e interferenti tra di loro, sostanzialmente dotati di poteri di veto, ma privi di responsabilità. A tal fine, oltre alla riforma del Titolo V, l’AGCM indica alcuni obiettivi da perseguire con urgenza: a) tempi certi delle decisioni amministrative; b) semplificazione dei procedimenti; c) riduzione dei troppi livelli territoriali di governo; d) valorizzazione dei poteri sostitutivi nel caso di inerzia dei livelli territoriali di governo più bassi.
Liberalizzazioni
Accanto a una seria riforma degli assetti istituzionale, l’AGCM auspica un rafforzamento dell’apertura dei mercati alla concorrenza, esprimendo apprezzamento per le novità introdotte nei mercati dei servizi, del gas e dell’elettricità, della distribuzione dei carburanti e della stampa, nei mercati bancari e assicurativi, dei servizi pubblici locali.
La Relazione, tuttavia, non trascura la persistenza in molti settori dell’economia di forme di regolazione obsolete e ingiustificatamente restrittive, legate soprattutto alla mancata affermazione un cultura realmente rispettosa dei principi concorrenziali nell’esercizio della funzione legislativa e amministrativa.
In particolare, l’AGCM evidenzia l’eccessivo ricorso agli affidamenti diretti in materia di servizi pubblici locali, auspicando un intervento normativo che, anche a seguito dei recenti esiti referendari, riguardi singoli servizi e che preveda anche il parere preventivo e obbligatorio dell’Autorità sulle decisioni con cui viene escluso il ricorso al mercato e alla libera iniziativa economica.
Sempre con riferimento alle società in house, nella Relazione si osserva che, a seguito dell’entrata in vigore delle norme in materia di dismissione di partecipazioni societarie (art. 4, co. 3, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, “Misure urgenti per la crescita del Paese”), l’Autorità ha reso parere negativo in tutti i casi in cui le amministrazioni non hanno dimostrato la sussistenza delle peculiarità tali da giustificare il mancato ricorso al mercato. In particolare, l’Autorità ha evidenziato un difetto di analisi nei casi in cui l’impossibilità di ricorrere al mercato non è fondata sull’esito di una consultazione del mercato, preceduta da un’adeguata pubblicizzazione, finalizzata a verificare l’eventuale presenza di operatori in grado di offrire i servizi in questione e di rispondere pertanto alle esigenze delle amministrazioni interessate.
Con riferimento poi alla liberalizzazione dei servizi professionali, l’AGCM ha con diverse segnalazioni evidenziato la reintroduzione di ingiustificate misure limitative della concorrenza tra professionisti. Con particolare riguardo alla professione forense, la Relazione si sofferma diffusamente sulle disposizioni relative a titoli di specializzazione, pubblicità, tariffe professionali e regime delle incompatibilità, evidenziandone numerosi profili di criticità rispetto al principio di libera concorrenza. In proposito, l’AGCM, al pari di Confindustria, ha rilevato che le vigenti disposizioni in materia di compensi degli avvocati rischiano di vanificare la liberalizzazione dei servizi professionali effettuata dall’articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 1/2012 che ha abrogato le tariffe delle professioni regolamentate.
Nuove competenze dell’AGCM
La Relazione evidenzia anche alcune importanti novità che, nel corso dell’ultimo anno, hanno contribuito ad arricchire di nuove competenze l’Autorità.
Vengono evidenziate, in particolare, le novità introdotte dal legislatore in tema di relazioni commerciali lungo la filiera agro-alimentare e di rating di legalità.
Con riferimento al settore agro-alimentare, l’Autorità evidenzia i due principi cardine che ispirano la disciplina contenuta nell’art. 62 della legge n. 27/2012: da un lato, la certezza giuridica e la trasparenza dei rapporti negoziali, in funzione dei quali sono stabiliti l’obbligo della forma scritta e di alcuni elementi essenziali dei contratti aventi ad oggetto la cessione di prodotti agricoli e alimentari, nonché il termine massimo entro cui devono essere effettuati i pagamenti; dall’altro, il principio della correttezza dei rapporti commerciali, a garanzia del quale viene vietato di adottare una serie di comportamenti sleali nei rapporti di filiera.
La Relazione si sofferma poi sulla portata applicativa di tale disciplina, evidenziando che (i) l’art. 62 si applica alle sole relazioni commerciali poste in essere lungo la filiera agro-alimentare; (ii) l’applicazione delle nuove previsioni è funzionale alla tutela del contraente debole e, pertanto, non si applica a qualsivoglia rapporto commerciale del settore. L’AGCM può infatti attivare i poteri istruttori e sanzionatori previsti dall’art. 62 soltanto laddove sussista un significativo squilibrio nella relazione commerciale lungo la filiera; (iii) ai fini della verifica del “significativo squilibrio” debba farsi innanzitutto riferimento alla nozione di dipendenza economica di cui all’art. 9 della legge n. 192/1998, con la possibilità di estenderne ulteriormente la portata, prescindendo dal requisito dell’esistenza di alternative reali e soddisfacenti sul mercato.
Infine, la Relazione si sofferma sulle sue recenti competenze in materia di promozione della cultura della legalità e, in particolare, sull’introduzione dei principi etici nei comportamenti aziendali. L’art. 5-ter del decreto-legge n. 1/2012, anche grazie alle sollecitazioni di Confindustria, ha infatti attribuito all’Autorità il duplice compito di i) segnalare al Parlamento le modifiche normative necessarie al perseguimento del citato scopo, anche in rapporto alla tutela dei consumatori, nonché ii) procedere, in raccordo con i Ministeri della Giustizia e dell’Interno, all’elaborazione di un rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazionale, del quale si terrà conto in sede di concessione di finanziamenti pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in
sede di accesso al credito bancario.
A tal fine, l’Autorità ha approvato nel novembre scorso il regolamento che stabilisce criteri e modalità per l’attribuzione del rating, che certamente contribuisce alla crescita e alla promozione della legalità anche nel settore imprenditoriale.