Nel
corso degli ultimi decenni le Pmi italiane hanno dato ripetutamente prova della
loro straordinaria capacità di affrontare il cambiamento. L’impresa e l’industria sono oggi più che mai un fattore di
sicurezza nazionale e non solo un mero
operatore economico. Occorre porle con decisione al centro del
dibattito. E’ proprio grazie alle imprese che si
genera crescita, benessere e futuro. Le Pmi rappresentano l’ossatura
del nostro sistema produttivo, un pilastro fondamentale per la tenuta economica e sociale del Paese, dobbiamo sostenerle
e rafforzarle, anche perché sapranno restituire ai territori e alle comunità in cui operano molto di più di quanto ricevuto. Dagli ultimi dati Istat, infatti, le imprese con meno di 250 dipendenti rappresentano oltre il 90% delle aziende italiane, gli occupati nelle Pmi sono oltre il 76% del totale e assicurano quasi il 65% del valore aggiunto.
Proprio per questo la Piccola Industria di Confindustria ha
ritenuto essenziale costruire un percorso di ascolto e condivisione della
sua base che trovasse una sua sintesi nelle Assise delle Pmi “Ascolto.
Coraggio. Impresa” che si svolgono oggi a Bari. Qui viene presentato un
documento di proposte per il rafforzamento delle piccole e medie imprese con
l’auspicio che diventi uno degli assi portanti dell’agenda di politica
economica del Paese. Si tratta di proposte emerse
grazie all’ascolto dei territori attraverso una roadmap di avvicinamento che ha coinvolto attivamente oltre
mille imprenditori e in cui sono stati approfonditi i quattro macro-temi
prioritari sui cui si è scelto di porre l’attenzione: Competenze
e capitale umano, Finanza e crescita, Nuova impresa
tra digitale e fisico, Sostenibilità e transizione green. Sulla base di quanto emerso da questo lungo percorso preparatorio sono state declinate le esigenze e le istanze delle Pmi da sottoporre agli stakeholder esterni a supporto della crescita delle imprese e del Paese.
La
lunga crisi pandemica, seguita poi dall’emergenza legata al conflitto
russo-ucraino e dallo shock energetico e i
rincari delle materie prime hanno messo le Pmi di fronte a sfide fino a pochi
anni fa impensabili. Vanno, quindi, sostenute affinché possano affrontare
con successo la doppia transizione digitale e sostenibile e possano
trasformare i cambiamenti in atto in opportunità di crescita. Il rafforzamento delle Pmi richiede, oggi, una grande capacità di innovazione tecnologica e organizzativa. Occorre fare di più. È necessario attuare riforme strutturali per farle crescere e servono investimenti. Bisogna puntare su investimenti intangibili e rafforzare la dotazione del capitale umano.
In
allegato la versione integrale del Documento di Proposte.
Le
proposte in pillole
Competenze e capitale umano
- Intervenire per ridurre il mismatch
tra domanda e offerta di lavoro che continua a rappresentare uno dei
principali ostacoli alla crescita e persino alla sopravvivenza delle Pmi. Consolidare il collegamento tra aziende e mondo della
formazione rendendo ITS e Università più
inclusivi nei confronti delle Pmi. Fare in modo che le piccole e medie
imprese siano maggiormente rappresentate nelle Fondazioni Istituti Tecnici Superiori e nelle Università attraverso programmi di ricerca e dottorato dedicati alle Pmi.
- Ridurre la componente contributiva del
cuneo sul lavoro al fine di
liberare risorse per i propri dipendenti, concentrando il taglio sui
redditi da lavoro dipendente sotto i 35mila euro. Una misura tanto più
necessaria in una fase che vede, da un lato, le marginalità delle imprese
– soprattutto piccole e medie – drasticamente ridotte a causa
dell’impennata dei costi energetici e delle materie prime e, dall’altro
lato, l’erosione del potere d’acquisto a causa della crescita
dell’inflazione.
- Valorizzare il welfare aziendale creando un sistema
semplice e incentivato,
rafforzando le attuali misure fiscali volte a premiare le Pmi che adottano
piani di benefit per il personale. Le PMI hanno un legame estremamente
stretto con il territorio e svolgono “naturalmente” un ruolo sociale con
azioni tanto verso la propria comunità interna, quanto verso quella del
contesto entro cui operano. Un supporto decisivo potrebbe derivare dalla
stipula di accordi fra i Comuni e le reti territoriali di welfare tra le
Pmi, prevedendo, ad esempio, riduzioni delle imposte locali per le imprese
in rete che si impegnano a supportare i servizi comunali alla
collettività.
Finanza e crescita
- Rafforzare le
garanzie pubbliche e favorire l’allungamento della durata dei
finanziamenti garantiti. Le garanzie pubbliche hanno funzionato durante
l’emergenza Covid e ora è necessario rafforzarli e assicurare continuità
al loro supporto. Tre le direttrici su cui
muoversi: tempi lunghi, accesso più ampio al credito da parte delle Pmi e
costi minori. Tali strumenti
saranno, inoltre, determinanti per sostenere
gli investimenti per la transizione green e digitale che le Pmi devono
affrontare per rimanere competitive. Chiaramente i finanziamenti dovranno
essere strettamente legati a progetti di transizione di impianti e di
processi.
- Rafforzare la
struttura finanziaria delle PMI e sostenerne la crescita dimensionale. Per consentire alle Pmi italiane di
crescere attivando ingenti capitali serve lavorare allo sviluppo dei
canali alternativi. A tal fine è necessario un set integrato di misure, in
grado di raggiungere le diverse tipologie e classi dimensionali di
imprese, rafforzando o correggendo le misure esistenti, aggiungendone di
nuove con l’obiettivo di avvicinare le aziende più piccole ai canali
alternativi e agli investitori di mercato e favorendo lo sviluppo di
investitori specializzati in Pmi. Finora gli strumenti messi in campo sono
arrivati con difficoltà alle imprese sotto i 10 milioni di fatturato.
Bisogna favorire l’emissione di obbligazioni da parte delle Pmi e fare in
modo che i fondi di investimento si aprano sempre più alle piccole e medie
imprese.
- Consolidare il
ruolo delle Pmi nelle filiere produttive per renderle partner dei
capo-filiera. Per sostenere
i piani di rilancio e crescita delle Pmi appartenenti a filiere
produttive, sostenendone anche il passaggio da mere fornitrici a partner
dei capo-filiera, serve favorire lo sviluppo di soluzioni di finanziamento
che consentano di valorizzare l’appartenenza alla filiera stessa,
prevedendo l’accesso a risorse finanziarie in tempi rapidi e con termini e
condizioni più vantaggiosi solitamente rivolti alle imprese di grandi
dimensioni, anche grazie al miglioramento del rating delle Pmi
appartenenti alla filiera legato al valore del capo-filiera.
Nuova impresa tra digitale e fisico
- Sostenere la
trasformazione digitale delle imprese con un sistema di incentivazione che
abbia una durata di medio termine. Potenziare le competenze presenti in
azienda rendendo il credito di imposta formazione 4.0 stabile nel tempo. In particolare, per il credito
d’imposta per gli investimenti 4.0 si ritiene utile approfondire la
possibilità di rivederne le aliquote e l’ambito temporale di applicazione,
con particolare attenzione alle imprese di minori dimensioni; per quanto
concerne invece il credito d’imposta R&S, potrebbe essere approfondita
l’idea di equiparare le Pmi Innovative alle startup Innovative,
consentendo quindi alle aziende beneficiarie di avere un’intensità di
agevolazione maggiorata quando commissionano R&S a Pmi
Innovative. Da valutare, inoltre, meccanismi per una fruizione
dell’incentivo in tempi più rapidi per le PMI.
- Favorire il
passaggio da aziende 4.0 ad aziende data driven prevedendo soluzioni
rivolte a premiare il recupero di efficienza e la patrimonializzazione dei
dati. Si potrebbero
prevedere delle soluzioni premianti per la patrimonializzazione dei big
data valorizzando, soprattutto nel rapporto banca-impresa, le Pmi
che dimostrano di utilizzare i dati quale forza competitiva e di
evoluzione del modello di business.
- Sostenere l’azione
e il ruolo dei Digital Innovation Hub (DIH) di Confindustria quale progetto strategico. Attraverso
i DIH è stato sviluppato un modo innovativo e concreto per
supportare le aziende, soprattutto quelle di dimensioni più piccole,
stimolando la loro domanda di innovazione e affiancandole nel percorso di
trasformazione digitale. Per questo è necessario valorizzare a livello
nazionale i DIH che dimostrano concretamente di essere in grado di essere
“leva” per l’innovazione delle imprese. Vanno, inoltre promossi
maggiormente i DIH sul territorio per avvicinare quante più piccole
imprese, anche attraverso un maggiore coinvolgimento di Piccola Industria
Confindustria.
Sostenibilità e transizione green
- Valorizzare le materie prime
nazionali e le materie prime seconde semplificando e velocizzando
gli iter autorizzativi.
Semplificare norme e adempimenti, ridurre i costi di gestione generati da
adempimenti e dai c.d. “micro-tributi”, con gettito trascurabile per
l’Erario, che rischiano di frenare l’aspirazione delle imprese di rendersi
indipendenti dal punto di vista energetico, ed evitare l’introduzione di
adempimenti inutili o eccessivamente gravosi per le imprese.
- Promuovere e favorire il green public
procurement, quale
importante leva di sviluppo e trasformazione anche per la PA e per il
patrimonio pubblico, con un approccio equilibrato e che consenta di
valorizzare gli sforzi delle imprese nella direzione della sostenibilità.
- Promuovere la transizione green agevolando l’installazione di impianti di energia da
fonti rinnovabili, prevedendo linee di credito agevolate e meccanismi per
incentivare le comunità energetiche che coinvolgano le Pmi e facilitare
il ricorso alle certificazioni di qualità, in particolare a quelle
legate alla sostenibilità e alla transizione energetica prevedendo
agevolazioni, se possibile automatiche, che ne riducano i costi.
Qui puoi scaricare l'intero documento https://www.confindustria.it/assise-pi-2022