“Se crediamo di dover contribuire al mantenimento dell’ambiente nel quale l’impresa vive, svolgendo una funzione sociale accettata, occorre anche che noi, nel dialogo con il mondo della cultura, si concorra a far conoscere quelli che sono i problemi delle imprese, ma nello stesso tempo anche l’imprenditore si deve arricchire di una più ampia conoscenza e coscienza di quelli che sono i problemi di una società che evolve”.
Così si rivolgeva agli industriali pugliesi, in occasione di un incontro con gli associati*, Guido Carli, presidente di Confindustria dal 1976 al 1980. Personalità di grande prestigio, che non proveniva però dalle file dell’imprenditoria, l’ex governatore della Banca d’Italia fu chiamato a reggere l’Associazione negli anni della “solidarietà nazionale”, nata per fronteggiare l’offensiva del terrorismo.
Durante il suo mandato, che vide alla direzione generale di Confindustria un altro autorevole economista, Paolo Savona (cui si deve anche l’avvio operativo del Centro Studi), venne formulata la proposta di uno “Statuto dell’impresa”, che fosse in grado di affrancare il sistema imprenditoriale da quei famosi “lacci e lacciuoli” politici e burocratici che Carli denunciava come vincoli frenanti per lo sviluppo dell’economia e dell’attività industriale italiane.
“Mi pare – disse in un altro passaggio di quel discorso – che nell’adattare l’organizzazione della Confederazione e nell’accrescere il dialogo in due direzioni fra centro e periferia, fra noi e le organizzazioni sindacali, fra noi e il governo, fra noi e l’opinione pubblica sempre più si debba tener conto della esigenza di muoverci in un mondo che cambia. Il problema è quello di riuscire in qualche misura a recare il nostro modesto contributo perché cambi sì, ma si cambi in meglio.”
*Discorso alla Base associativa della Regione Puglia, Bari, 21 gennaio 1977