Crespi D’Adda è un villaggio operaio fondato da Cristoforo Benigno Crespi nel 1877 in provincia di Bergamo. L’idea di Crespi, illuminato erede di una famiglia di imprenditori tessili, è quella di affiancare al suo cotonificio, dotato dei più moderni sistemi di filatura, tessitura e finitura un vero e proprio villaggio che non solo ospitasse gli operai e le loro famiglie, ma fornisse tutti i servizi necessari a una vita serena.
Il neonato insediamento – che rappresentava un passo avanti rispetto a quanto già accadeva nell’Inghilterra della rivoluzione industriale – ospitava oltre che casette con tanto di giardino e orto, anche una chiesa, una scuola, un cimitero, un ospedale e perfino un campo sportivo.
Il villaggio diventa una sorta di microcosmo autosufficiente al confine tra mondo rurale e industriale: questa è l’epoca di alcuni grandi capitani d’industria ispirati a una dottrina sociale che li vede impegnati a tutelare la vita dei propri operai dentro e fuori la fabbrica, colmando in tal modo i ritardi della legislazione sociale dello Stato.
Tra alti e bassi il villaggio rimane in piedi fino al 1929 quando la grande crisi economica porta la famiglia Crespi al collasso. Dopo anni di incertezze, nel dopo guerra lo stabilimento rinasce, ma la morte improvvisa del nuovo proprietario fa arenare tutto. Nonostante le avverse vicende, nel dicembre del 1995 Crespi D’Adda entra nella Lista dell’Unesco dei Patrimoni dell’Umanità in quanto uno degli esempi meglio conservati di villaggio operaio industriale esistenti al mondo.
A differenza di tutti gli altri siti analoghi, infatti, lo stabilimento è rimasto funzionante fino al dicembre 2003 e le case sono tuttora abitate in gran parte dagli eredi dei vecchi operai. Un patrimonio di archeologia industriale che è stato acquistato nel 2013 da Antonio Percassi per farne il quartier generale delle sue aziende: “Sono entusiasta di aver portato a termine questa operazione. Il villaggio di Crespi d’Adda è uno splendido esempio di cultura illuminata del lavoro: è un onore per me poter trasferire qui le sedi di tutte le nostre società, cercando al contempo di rilanciare questo sito che merita un nuovo sviluppo, anche attraverso la promozione di attività culturali”.